PIANO DI RECUPERO DEL CENTRO STORICO DI TEORA

PIANO DI RECUPERO DEL CENTRO STORICO DI TEORA

AUTORE principale*

Giorgio Grassi

comune

Teora

provincia

Avellino

località

estremi cronologici

1981 - 1986

tipologia

Insediamenti

DESTINAZIONE

perchè tutelarla

Come afferma lo stesso Giorgio Grassi, dopo il terremoto e le operazioni di demolizione e di sgombero delle macerie del centro storico di Teora, la traccia planimetrica mostrò forza ed evidenza immediata: la direzione dal castello verso la chiesa madre, le ripide salite, le anguste aperture sul paesaggio e gli orti chiusi fra le case. Questi caratteri testimoniarono il persistere di una pratica costruttiva senza incertezze. Condizioni e caratteri sono visti come i soli, concreti, reali dati razionali del progetto di ricostruzione. A monte di questi dati razionali stanno le scelte di base, legate all'eccezionalità dell'intervento, come quella di ricostruire Teora sul posto. A questi dati vanno aggiunti i dati scientifici, assolutamente indispensabili sul piano tecnico-operativo. In primo luogo la carta della microzonizzazione sismica e poi le ricerche sull'edilizia antisismica, da cui trarre, nel lavoro di progetto, una normativa adeguata. Infine, il dato quantitativo conferma del diritto stesso alla casa: l'impegno, in primo luogo politico, perché ogni casa distrutta e censita potesse essere ricostruita o sul posto o in altro luogo adeguato. Due disegni sovrapposti: la traccia dell'edificazione antica, fitta e omogenea, e il disegno incurante, astratto che individua le aree edificabili. Per quanto riguarda il centro antico tutta la zona di crinale compresa fra la chiesa madre e il castello, circa un terzo del vecchio abitato non sarebbe potuto essere ricostruito. Il progetto parte da questo indiscutibile dato di fatto: il centro storico non potrà più avere quella continuità edilizia che ne caratterizzava la forma precedente. La ricostruzione non è potuta avvenire che "per parti". Le parti edilizie fanno i conti con questo elemento. Altri sono divenuti gli equilibri. Come ogni scelta, continua Grassi, non è né buona né cattiva: è una scelta compositiva come altre e appartiene al patrimonio storico dell'architettura delle città. La prima conseguenza è che anche la residenza ha avuto una sua collocazione definita, è essa stessa un'emergenza, una parte compiuta come le altre, così come la nuova chiesa madre o il blocco edilizio del castello. La seconda conseguenza riguarda il riflesso di questa scelta sull'esistente, in particolare su quella parte del centro storico che, avendo subito solo danni di non grave entità, è stata recuperata. Esiste nel progetto un problema architettonico ben definito: quello del rapporto diretto, concreto, fra "vecchio" e "nuovo". Il progetto di ricostruzione opera in tre direzioni: restauro degli edifici solo parzialmente danneggiati; ricostruzione "com'era/dov’era" di alcuni comparti edilizi interessanti per l'individuazione degli spazi urbani più significativi del vecchio centro; riproposizione dei principali elementi costitutivi e d'individuazione del centro antico. Renato De Fusco nota che i progettisti – Agostino Renna, Giorgio Grassi, Edoardo Guazzoni e Carlo Manzo – tracciano nel comparto di Pianistrella un insieme di abitazioni in linea, le quali affidano la loro valenza compositiva al dislivello orografico del suolo, con l’eccezione del Castello – un insieme di quattro corpi di fabbrica a L disposti intorno a una corte – sorto su un rudere di fabbrica angioina. Oltre al contrappunto fra l’insieme corale e il comparto monumentale, già di per sé positivo, l’intervento di Teora conferma il giudizio per cui il minimalismo della Tendenza si dimostri spesso il più adatto a intervenire nell’ambiente di natura e a conciliare l’antico con il nuovo.

Mappa

* L'elenco completo degli autori e dei ruoli è consultabile sulla scheda del Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi.