Edificio nato dalla iniziativa congiunta dei costruttori napoletani e delle organizzazioni sindacali per un centro di formazione delle maestranze edili. Negli stessi anni Cosenza realizzava a poca distanza lo Stabilimento Olivetti. Qui ne riprende alcuni temi come la facciata porticata ottenuta con l'arretramento della parte a piano terra e il rapporto con la strada il cui andamento curvilineo produce un andamento in curva del volume. Due piani sovrapposti con ampie superfici vetrate. La struttura funziona per molti anni fino all'abbandono. Agli inizi del duemila, si programma il recupero filologico dell'opera. A conclusione, esso risulta un tipico esempio di corretto restauro del moderno. Dapprima, si imposta una rigorosa ricerca d'archivio. Si studiano i materiali, si accerta che la palazzine eseguita era solo il primo nucleo d'un complesso più vasto. La parte in seguito aggiunta, ma con una sua autonomia volumetrica, è opera di Arrigo Marsiglia. Si conferma la volumetria originaria con il completamento della testata est. Al primo piano si appoggiava direttamente su un terrapieno rivestito in pietra che, a sua volta, si innestava con una leggera curvatura nell’edificio al piano terra. Così viene riproposta. Il porticato viene liberato dalle chiusure realizzate, rispettando la scansione tra pieni e superfici vetrate. Si recupera così una tipica espressione figurativa e tipologica dell'architettura di Cosenza. Sul fronte posteriore è stato eliminato il volume aggiunto per ampliare le superfici coperte. E inoltre: riproposta del rivestimento dei pilastri circolari con mosaico ceramico, solai rastremati verso l’esterno, partitura della facciata con la sua originaria scansione tra vuoti e pieni, rifacimento della fioriera al primo piano, muro in pietra del terrapieno. L'insieme di queste operazioni ha restituito all'immagine della Palazzina la sua paternità ascrivibile al migliore Luigi Cosenza. Un restauro del moderno ben fatto.