EX-FORNACE DI LATERIZI DI SANT’ANDREA DI CONZA

EX-FORNACE DI LATERIZI DI SANT’ANDREA DI CONZA

AUTORE principale*

Augusto Vitale

comune

Sant'Andrea di Conza

provincia

Avellino

località

estremi cronologici

1987 - 1993

tipologia

Edifici per la promozione culturale

DESTINAZIONE

Fornace per la lavorazione e cottura di laterizi

perchè tutelarla

L'intervento di recupero ha interessato la fornace di Sant’Andrea di Conza costruita nel 1920 da un ceramista locale, Rocco Clemente, che fece costruire un grande forno Hoffmann interrato funzionale a garantire un ciclo continuo di lavorazione dei laterizi. Si tratta di un brano di archeologia industriale raro sul piano tipologico che ha motivato un progetto orientato al restauro e al recupero piuttosto che alla demolizione e alla riedificazione. L'edificio si presentava come aggregazione di diversi corpi di fabbrica, realizzati in fasi successive, con materiali e geometrie diverse. Il terremoto del 1980 aveva aggiunto ulteriore precarietà alle già povere e vetuste strutture preesistenti. Nel 1980 crollò buona parte della ciminiera danneggiando le sottostanti coperture lignee, sostituite, nel 1981-1982, con capriate metalliche e lamiera di acciaio zincato. Le murature perimetrali erano costituite da una tessitura di mattoni forati di diverse fogge, per facilitare i processi di raffreddamento ed essiccazione. I solai di copertura originari erano costituiti da una struttura portante in travi lignee non squadrate con sovrapposto tavolato di castagno e manto di coppi laterizi. All'interno, il fulcro architettonico e lavorativo era costituito dalla "pista" interrata del forno di tipo Hoffmann (unico superstite dell'intero meridione). Il recupero dei tre corpi dell'ex-fornace è stato attuato attraverso l'uso di tipologie di intervento tra loro diverse. Del corpo principale sono stati conservati i maggiori elementi: i pilastri in pietra e mattoni, il forno interrato, la ciminiera. Le antiche pareti del forno, consumate dal fuoco, sono state integralmente conservate con i disallineamenti originari e il fondo è stato pavimentato con mattonelle di cotto listate con fasce di pietra locale. Il volume che si è venuto a configurare trasmette alla memoria le sensazioni dell'aria e del fuoco e si presta in maniera e confortevole (apprezzabile è anche lo studio illuminotecnica affrontato in sede progettuale) all'allestimento di mostre temporanee. La ciminiera, per ragioni di sicurezza sismica, è stata interamente smontata e ricostruita intorno a un nucleo in cemento armato che si erge a vista fino all'altezza originaria di 23 metri. Nello sviluppo verticale, fino a di 13 metri, il corpo cilindrico è stato rivestito riutilizzando i mattoni arcuati originari. L'ex capannone annesso al corpo del forno, sede della filiera e degli stampi, è stato ricostruito con utilizzando materiali "leggeri". Il bianco degli elementi strutturali in acciaio, pilastri, capriate, lamiera recata di copertura, esalta il giallo cadmio del semicerchio generato dalle gradonate. La sala per eventi è contaminata da presenze tecnologiche e informatiche e una passerella in acciaio di sezione triangolare attraversa le capriate supportando le linee impiantistiche, denunciate a corredo di un’operazione di recupero.

Mappa

* L'elenco completo degli autori e dei ruoli è consultabile sulla scheda del Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi.